Cristiana Perlini: “I miei anni al Museo”

Da 2016 e fino a dicembre è stata curatrice dell’esposizione dedicata a Ruggero Leoncavallo. "È stato un bel periodo della mia vita e una bellissima esperienza".

Il nome di Cristiana Perlini è ormai indissolubilmente legato al Museo dedicato a Ruggero Leoncavallo, del quale è stata curatrice per ben otto anni, che ora dovrà trovare una nuova guida. Già, perché Cristiana, giunta ai 63 anni, ha lasciato a fine anno l’incarico che ricopriva dal 2016, e ha lasciato anche il segretariato della Commissione cultura e turismo, oggi rinominata Commissione eventi. Un lavoro, quest’ultimo, che ha svolto parallelamente al suo impegno al Museo. Museo che di anno in anno è divenuto sempre più importante dal profilo culturale e turistico e che ora sarà uno degli elementi di richiamo di Casa Branca Baccalà riportata a nuova vita.

“Confesso che all’inizio – racconta Cristiana Perlini – mi chiedevo se il Museo avrebbe riscosso l’interesse che ci aspettavamo, e mi chiedevo soprattutto che cosa avrei potuto raccontare ai visitatori per stimolare la loro curiosità, evitando che uscissero senza aver vissuto un’esperienza arricchente. Così mi sono documentata e ho letto il libro di Daniele Rubboli, “Ridi Pagliaccio”, che si trova al Museo. Grazie a quel saggio e alle preziose informazioni e ai consigli di Riccardo Beretta, Giovanni Pantellini, Gustavo Lang e del maestro Graziano Mandozzi, sono riuscita ad entrare nel vissuto di Leoncavallo”.

È così nata una storia che Cristiana Perlini ha raccontato per anni ai visitatori del Museo: “Se io ti racconto la storia che c’è dietro ogni piccola fotografia, o a un oggetto, un aneddoto magari, qualcosa di divertente che è successo, il perché e il quando, tutto diventa molto più interessante e si crea un rapporto di empatia tra chi accompagna i visitatori e i visitatori stessi, alimentando la loro curiosità. E devo dire che in questi anni mi sono davvero divertita, è stato un bel periodo della mia vita e una bellissima esperienza”.

Ora, prosegue Cristiana, scommetto che vorrete sapere qualcosa di più sulla storia… “Allora, la storia inizia con qualche cenno su Casa Branca Baccalà. Poi, non potevo non nominare la donna grazie alla quale il nostro Museo esiste, la baronessa Hildegarde Freifrau von Münchhausen, che acquistò parte del fondo Leoncavallo da Mandozzi: ‘Spero davvero che questo Museo contribuisca a ridestare l’opera di Leoncavallo dall’oblio e le ridia nuova vita’, diceva la Baronessa. Poi racconto la storia del compositore, il suo periodo brissaghese, parlo della sua villa, dei cimeli… perché bisogna sapere che buona parte degli oggetti che conserviamo al Museo provengono dalla villa, compresi i quadri, che inizialmente furono trasferiti al Grand Hotel di Locarno e acquistati da privati, ma pian piano sono tornati al Museo, quasi attratti da una calamita invisibile – l’ultimo pochi anni fa – tramite donazioni. Insomma, la storia che ho raccontato ai visitatori è fatta di cenni storici e di aneddoti, come la vicenda delle poltrone che ci sono state donate addirittura da una signora di Basilea. Le aveva in casa ma non sapeva che fossero appartenute a Leoncavallo. Poi, visitando una mostra sul compositore le ha viste su una foto e ci ha contattati, e noi siamo andati a Basilea a prenderle. Simile è la storia delle stoviglie, che ci sono state donate da una signora la cui bisnonna, credo, lavorava come governante di Leoncavallo e lui gliele regalò quando vendette la villa”.

Così, grazie all’impegno di divulgazione di Cristiana Perlini, il Museo ha suscitato un crescente interesse: “Anno dopo anno, siamo riusciti ad attirare tante persone, anche ticinesi e non solo turisti, perché inizialmente lo promuovevamo principalmente negli alberghi tramite l’Ente turistico. Poi siamo riusciti a coinvolgere anche le scuole e i bambini hanno fatto dei lavori in classe dopo la visita. Spero che questa esperienza positiva possa continuare, ora che il museo riaprirà al termine della ristrutturazione di Casa Branca Baccalà. E spero che si riesca, anche tramite il Museo, a tenere viva la memoria di un personaggio illustre che ha vissuto nel nostro paese”.

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